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Chapter 133


Dopo pochi minuti passò per la via un muratore, che portava sulle spalle un corbello di calcina.
"Fareste, galantuomo, la carità d'un soldo a un povero ragazzo, che sbadiglia dall'appetito?"
"Volentieri; vieni con me a portar calcina, rispose il muratore, e invece d'un soldo, te ne darò cinque."
"Ma la calcina è pesa, replicò Pinocchio, e io non voglio durar fatica."
"Se non vuoi durar fatica, allora, ragazzo mio, divertiti a sbadigliare, e buon pro ti faccia."
In men di mezz'ora passarono altre venti persone, e a tutte Pinocchio chiese un po' d'elemosina, ma tutte gli risposero:
"Non ti vergogni? Invece di fare il bighellone per la strada, va' piuttosto a cercarti un po' di lavoro, e impara a guadagnarti il pane!"
Finalmente passò una buona donnina che portava due brocche d'acqua.
"Vi contentate, buona donna, che io beva una sorsata d'acqua alla vostra brocca?" disse Pinocchio, che bruciava dall'arsione della sete.
"Bevi pure, ragazzo mio!" disse la donnina, posando le due brocche in terra.
Quando Pinocchio ebbe bevuto come una spugna, borbottò a mezza voce, asciugandosi la bocca:
"La sete me la sono levata! Così mi potessi levar la fame!..."
La buona donnina, sentendo queste parole, soggiunse subito:
"Se mi aiuti a portare a casa una di queste brocche d'acqua, ti darò un bel pezzo di pane."
Pinocchio guardò la brocca, e non rispose né sì né no.
"E insieme col pane ti darò un bel piatto di cavolfiore condito coll'olio e coll'aceto", soggiunse la buona donna.
Pinocchio dette un'altra occhiata alla brocca, e non rispose né sì né no.
"E dopo il cavolfiore ti darò un bel confetto ripieno di rosolio."
Alle seduzioni di quest'ultima ghiottoneria, Pinocchio non seppe più resistere e, fatto un animo risoluto, disse:
"Pazienza! Vi porterò la brocca fino a casa!"
La brocca era molto pesa, e il burattino, non avendo forza da portarla colle mani, si rassegnò a portarla in capo.
Arrivati a casa, la buona donnina fece sedere Pinocchio a una piccola tavola apparecchiata e gli pose davanti il pane, il cavolfiore condito e il confetto.
Pinocchio non mangiò, ma diluviò. Il suo stomaco pareva un quartiere rimasto vuoto e disabitato da cinque mesi.
Calmati a poco a poco i morsi rabbiosi della fame, allora alzò il capo per ringraziare la sua benefattrice; ma non aveva ancora finito di fissarla in volto, che cacciò un lunghissimo ohhh!...


di maraviglia e rimase là incantato, cogli occhi spalancati, colla forchetta per aria e colla bocca piena di pane e di cavolfiore.
"Che cos'è mai tutta questa maraviglia?" disse ridendo la buona donna.
"Egli è..." rispose balbettando Pinocchio, "egli è... egli è... che voi somigliate... voi mi rammentate... sì, sì, sì, la stessa voce... gli stessi occhi... gli stessi capelli... sì, sì, sì... anche voi avete i capelli turchini... come lei!... O Fatina mia!... O Fatina mia!... ditemi che siete voi, proprio voi!... Non mi fate più piangere! Se sapeste!... Ho pianto tanto ho patito tanto..."
E nel dir così, Pinocchio piangeva dirottamente, e gettandosi ginocchioni per terra, abbracciava i ginocchi di quella donnina misteriosa.