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Chapter 173


Pinocchio montò: e il carro cominciò a muoversi: ma nel tempo che i ciuchini galoppavano e che il carro correva sui ciotoli della via maestra, gli parve al burattino di sentire una voce sommessa e appena intelligibile, che gli disse:
"Povero gonzo! Hai voluto fare a modo tuo, ma te ne pentirai!"
Pinocchio, quasi impaurito, guardò di qua e di là, per conoscere da qual parte venissero queste parole; ma non vide nessuno: i ciuchini galoppavano, il carro correva, i ragazzi dentro al carro dormivano, Lucignolo russava come un ghiro e l'omino seduto a cassetta, canterellava fra i denti:
Tutti la notte dormono
E io non dormo mai...
Fatto un altro mezzo chilometro, Pinocchio sentì la solita vocina fioca che gli disse:
"Tienlo a mente, grullerello! I ragazzi che smettono di studiare e voltano le spalle ai libri, alle scuole e ai maestri, per darsi interamente ai balocchi e ai divertimenti, non possono far altro che una fine disgraziata!... Io lo so per prova!... e te lo posso dire! Verrà un giorno che piangerai anche tu, come oggi piango io... ma allora sarà tardi!..."
A queste parole bisbigliate sommessamente, il burattino, spaventato più che mai, saltò giù dalla groppa della cavalcatura e andò a prendere il suo ciuchino per il muso.
E immaginatevi come restò, quando s'accorse che il suo ciuchino piangeva... e piangeva proprio come un ragazzo!
"Ehi, signor omino", gridò allora Pinocchio al padrone del carro, "sapete che cosa c'è di nuovo? Questo ciuchino piange."
"Lascialo piangere: riderà quando sarà sposo."
"Ma che forse gli avete insegnato anche a parlare?"
"No: ha imparato da sé a borbottare qualche parola, essendo stato tre anni in una compagnia di cani ammaestrati."
"Povera bestia!..."