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Chapter 177


Voi sapete che il burattino, fin dalla nascita, aveva gli orecchi piccini piccini: tanto piccini che, a occhio nudo, non si vedevano neppure! Immaginatevi dunque come restò, quando si poté scorgere che i suoi orecchi, durante la notte, erano così allungati, che parevano due spazzole di padule.
Andò subito in cerca di uno specchio, per potersi vedere: ma non trovando uno specchio, empì d'acqua la catinella del lavamano, e specchiandovisi dentro, vide quel che non avrebbe mai voluto vedere: vide, cioè, la sua immagine abbellita di un magnifico paio di orecchi asinini.
Lascio pensare a voi il dolore, la vergogna e la disperazione del povero Pinocchio!
Cominciò a piangere, a strillare, a battere la testa nel muro: ma quanto più si disperava, e più i suoi orecchi crescevano, crescevano e diventavano pelosi verso la cima.

Al rumore di quelle grida acutissime, entrò nella stanza una bella Marmottina, che abitava il piano di sopra: la quale, vedendo il burattino in così grandi smanie, gli domandò premurosamente:
"Che cos'hai, mio caro casigliano?"
"Sono malato, Marmottina mia, molto malato... e malato d'una malattia che mi fa paura! Te ne intendi tu del polso?"
"Un pochino."
"Senti dunque se per caso avessi la febbre."
La Marmottina alzò la zampa destra davanti: e dopo aver tastato il polso di Pinocchio gli disse sospirando:
"Amico mio, mi dispiace doverti dare una cattiva notizia!..."
"Cioè?"
"Tu hai una gran brutta febbre!..."
"E che febbre sarebbe?"
"È la febbre del somaro."
"Non la capisco questa febbre!" rispose il burattino, che l'aveva pur troppo capita.
"Allora te la spiegherò io", soggiunse la Marmottina. "Sappi dunque che fra due o tre ore tu non sarai più burattino, né un ragazzo..."
"E che cosa sarò?"
"Fra due o tre ore, tu diventerai un ciuchino vero e proprio, come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l'insalata al mercato."